Lavoriamo per un nuovo protagonismo sociale ed economico.

Ci siamo appena incontrati in assemblea per segnare un passo epocale della nostra Cassa di Credito Cooperativo: l’adesione al Gruppo Bancario Cooperativo Cassa Centrale Banca.
Si tratta di una decisione lungamente meditata e maturata in un contesto socio-economico di eccezionale incertezza, ma fondata su una storia identitaria che caratterizza la Cooperazione di Credito da oltre un secolo, la quale consente di guardare al futuro senza l’assillo dei numeri a breve termine e con la certezza di trovare soluzioni adeguate a mantenere in equilibrio i principi e valori di cui vogliamo essere portatori e un “mondo” che, invece, viaggia solo su logiche di capitale, affari, utile da massimizzare (e da distribuire) ecc…
Come sempre la differenza la faranno le Persone chiamate a esercitare, con saggezza e coerenza cooperativa, l’importante potere a esse conferito dalla Legge, dalla normativa di vigilanza e dalla regolamentazione di gruppo: Amministratori, Sindaci, esecutivo tutto.

Ma anche tutti gli amministratori e chi lavora nelle BCC: sta a loro tenere la schiena dritta, interpretare correttamente la normativa endogena e, quando necessario, segnalare eventuali abusi.

I Valori e i Principi a cui deve improntarsi l’intero operato del Gruppo Bancario Cooperativo sono chiaramente declinati nella normativa che ci stiamo dando e vanno difesi, principalmente con fatti e azioni coerenti.

A proposito di proattività e coerenza, segnaliamo che in questo numero iniziamo a sviluppare qualche riflessione su temi che ci accompagneranno per diversi numeri: la cosiddetta Economia Circolare e l’Agenda 2030 con i suoi 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile.
Sono temi che, nei prossimi anni, costituiranno punto di riferimento per la pianificazione strategica di tutte le organizzazioni, profit e non profit, e sono il punto di arrivo di una dialettica accademica iniziata diversi decenni or sono.

Infatti, già da parecchio tempo, diversi studiosi e/o politici lungimiranti ci mettevano in guardia rispetto a una economia che nell’ultimo secolo ha gradualmente perso di vista il suo fine ultimo: essere al servizio delle Persone.
La crisi iniziata 10 anni fa ha solo sancito l’ultimo capitolo di un processo avviato almeno alla fine degli anni ’70 del secolo scorso quando è stato inventato il concetto di “Uomo economico razionale”: pensa solo per sé, è solo, con disponibilità economiche, una calcolatrice in testa e un forte “ego” nel cuore, odia il lavoro, ama il lusso e ha desideri insaziabili e conosce perfettamente il prezzo e il reale valore di ogni cosa.
In realtà, sappiamo bene per esperienza quotidiana (ma gli ultimi premi Nobel per l’economia lo hanno dimostrato anche sul piano della ricerca scientifica), che questa è una finzione accademica la quale porta a far si che pi  si studia questo “Homo economicus” più si diventa egoisti.
È indubbiamente provato che questa finzione sta danneggiando le nostre Comunità.

Dobbiamo rimettere l’Umanità, le Persone vere al centro dell’economia. Riconoscendo che i nostri cervelli sono disegnati per l’empatia, la cooperazione e l’aiuto reciproco. Che invece di essere fissi, i nostri desideri e i nostri bisogni cambiano con il tempo e con il cambiare dei nostri valori.
Dobbiamo iniziare a immaginare un nuovo concetto di “Homo” per coltivare una nuova idea di prosperità e benessere, dove la disuguaglianza non è più ritenuto un male necessario per la crescita, dove i Giovani non siano intrappolati in un presente insoddisfacente che li vede dipendenti dal benessere accumulato dalle generazioni precedenti, ma diventino soggetti attivi di costruzione di un nuovo benessere individuale e collettivo.

Ognuno di noi è parte di un tessuto sociale solidale che può trasformare le nostre Comunità in una grande risorsa di apprendimento, di scambio, di legame, di cimento, di invenzione societaria, di sperimentazione, al di fuori di una mera logica di mercato, di adattamento passivo, di competizione o di guadagno monetario. Non rassegniamoci e assumiamoci la responsabilità civica di pensare in termini di Bene Comune come alternativa a un diffuso pensare ciascuno per sé.