Di Marco Cattivello

Il dibattito sull’euro digitale sta diventando assai attuale, ma non sempre ne comprendiamo i contenuti e le implicazioni. Cerchiamo, quindi, di farci qualche idea. A ottobre 2023 la Banca centrale europea (Bce) ha concluso lo studio preliminare sull’euro digitale e ha deciso di avviare una fase preparatoria che dovrebbe portare alla sua introduzione attorno al 2028.

Ci si potrebbe chiedere il perché di tutto questo sforzo dal momento che adoperiamo già una versione digitale dell’euro, ad esempio quando utilizziamo i depositi sul conto corrente per effettuare un bonifico o un acquisto con carta di credito oppure attraverso lo smartphone.

Con un salto a ritroso, è necessario conoscere, brevemente, come la moneta è cambiata nel corso del tempo. In origine era una merce dotata di un proprio valore di mercato (ad esempio le monete d’oro) che si è poi evoluta in una moneta rappresentativa, costituita principalmente da banconote prive di valore intrinseco, ma ancora convertibili in una certa quantità d’oro o argento.

Come si è arrivati ai Bitcoin

Si è poi passati alla moneta fiduciaria, non più sostituibile con una quantità fissa di oro, ma accettata per l’acquisto di beni e servizi grazie alla fiducia nelle banche centrali e nella loro capacità di mantenerne stabile il valore. Oggi, lo sappiamo, la moneta può essere anche digitale ed esistere indipendentemente da un supporto fisico. Tra gli sviluppi più recenti vi sono poi le valute digitali decentrate o criptovalute (come il Bitcoin) che è però improprio chiamare valute dal momento che non assolvono le tre tipiche funzioni della moneta: mezzo di scambio affidabile, riserva di valore e unità di conto. Le criptovalute, infatti, non sono emesse da alcun operatore e non vi è alcuna garanzia che ne assicuri il valore nel tempo.

Il progressivo aumento dell’utilizzo di strumenti di pagamento digitali a scapito del contante e l’emergere di “monete” digitali private esterne al sistema bancario e prive di un controllo (criptovalute o monete create da varie aziende commerciali), hanno preoccupato la Bce per le possibili ricadute sulla sovranità e stabilità finanziaria dell’Area euro e l’hanno, quindi, spinta ad avviare il progetto per l’euro digitale.

Affiancamento al contante

L’obiettivo principale è quello di avere una moneta sovrana elettronica che si affianchi al contante e che coniughi la praticità degli attuali mezzi di pagamento ai benefici di una moneta garantita dalla Bce. Essa fornirebbe ai cittadini gli stessi servizi delle banconote cartacee (senza sostituirle) e sarebbe quindi uno strumento di pagamento sicuro, accettato da tutti e, proprio come il contante, privo di costi o commissioni.

Se questo che abbiamo delineato è l’obiettivo, la realizzazione pratica richiederà ancora del tempo. Molti sono i temi tuttora da chiarire: la normativa di riferimento, la selezione delle infrastrutture digitali, le modalità di diffusione e distribuzione. C’è poi la necessità che l’euro digitale sia spendibile anche offline e che sia tutelato l’anonimato del suo utilizzatore proprio come per il contante cartaceo.

In base alle informazioni a oggi disponibili, gli utenti potrebbero accedere ai servizi in euro digitale tramite l’app e l’interfaccia online della propria banca oppure attraverso un’apposita applicazione fornita direttamente dalla Bce (il cosiddetto “wallet” o portafoglio digitale). Anche coloro che non dispongono di un conto bancario o di dispositivi digitali potrebbero pagare con euro digitali, ad esempio utilizzando una carta fornita da un organismo pubblico.