Mentre stendiamo queste righe, pessimi scenari ed incertezza sul futuro si stanno profilando di fronte a noi. Come se due anni di pandemia, che ha prodotto un’accelerazione delle trasformazioni impensabile fino a poco tempo fa, non fossero stati più che sufficienti, eccoci a fronteggiare una situazione che da almeno 70 anni il nostro Paese, e con esso tutta l’Europa occidentale, aveva confinato nei libri di storia.

Purtroppo, però, la storia si ripete e le tragiche immagini di guerra e di dolori di ogni tipo che ci giungono dall’Ucraina ci rendono difficile guardare con la necessaria razionalità alle conseguenze economiche di quanto sta accadendo.
Ci pare ancora più attuale quanto abbiamo scritto lo scorso anno: “Non è questione di essere ottimisti o pessimisti: non possiamo e non vogliamo che il pessimismo venga scambiato per saggezza e l’ottimismo per ingenua dabbenaggine.
Ma nella consapevolezza che ci saranno problemi e difficoltà, abbiamo il dovere di essere fiduciosi e di diffondere il coraggio e l’entusiasmo di guardare positivamente al futuro. Senza questa fiducia nessuna attività umana avrebbe la spinta necessaria per essere realizzata. In un capitolo della storia come questo serve il concorso di tutte le energie. Non solo per ripartire da dove ci si era fermati, non semplicemente per un ripristino delle condizioni, ma per una rigenerazione, per unire il buono del mondo di prima con il nuovo buono del mondo di dopo”. Nel frattempo, non possiamo certo sottrarci al doveroso compito di rendicontarvi come la nostra Cooperativa di Credito, e il Credito Cooperativo tutto, in questi mesi stiano mostrando con i fatti la loro vicinanza alle Comunità, continuando a sostenere il “fattore lavoro”, integrando le misure pubbliche di ristoro del reddito a favore delle imprese e affiancando famiglie, amministrazioni locali e associazioni di volontariato. Il tutto affrontando “una transizione in più” degli altri intermediari, quella che ha portato alla costituzione del nostro Gruppo Bancario Cooperativo, il Gruppo Cassa Centrale-Credito Cooperativo Italiano.
Lo scorso luglio la Banca Centrale Europea ha reso noto il risultato del rigorosissimo esercizio di Comprehensive Assessment (una valutazione approfondita delle condizioni attuali e delle prospettive), superato positivamente dal nostro Gruppo, nonostante l’esame sia stato condotto sulla base di scenari avversi molto severi e criteri tipici delle banche sistemiche applicati anche alle singole BCC.

Un buon risultato economico

Per quanto ci riguarda, come avrete modo di vedere nelle pagine che seguono, chiudiamo il 2021, il quarto esercizio dopo la fusione da cui è nata PrimaCassa, con un lusinghiero risultato economico, accantonamenti a fondi rischi decisamente prudenti e una situazione di crediti deteriorati che ci pone ai livelli delle migliori banche nazionali e che ci consente da un lato di guardare agli scenari di incertezza che ci aspettano con assoluta tranquillità e dall’altro di continuare a sostenere Famiglie e Imprese nel contesto di crescita dei costi energetici, delle materie prime e dei generi alimentari, che stanno alimentando una spirale inflattiva assai preoccupante.
L’assetto patrimoniale risulta di ottimo livello ed assieme a scelte organizzative ed alla motivazione delle Persone che lavorano in PrimaCassa ci consente di essere fiduciosi di poter affrontare, con la dovuta efficienza, le profonde transizioni che saremo chiamati a fronteggiare.
Se ne intrecciano oggi almeno sei, di diverso contenuto e segno:
1) il passaggio da un’economia dove la pace era un dato acquisito, anzi scontato, a una che dovrà tenere in considerazione scenari di guerra, almeno potenziali;
2) la transizione ecologica;
3) quella digitale;
4) quella, conseguente alle prime tre, del lavoro e della formazione delle Persone;
5) quella sociodemografica;
6) quella connessa alla parità tra generi e generazioni.

Governare le transizioni

Non osiamo fare alcuna considerazione sulla prima in quanto rischieremmo di essere presuntuosamente anticipatori e speriamo, invece, che la ragione prevalga e si trovino velocemente soluzioni di mediazione che pongano velocemente fine agli scontri. Sulla transizione ecologica e la mobilità sostenibile, ai quali sta dando forte impulso strategico l’Unione Europea nelle scelte di priorità, di investimento e di regolamentazione (si pensi, in particolare, alla tassonomia delle attività green e di quelle sociali), osserviamo che è anche l’asse portante del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza-PNRR che prevede oltre 100 miliardi di euro per queste due missioni.
Alla transizione digitale, che è entrata nella denominazione di un Ministero, verranno invece destinati circa 50 miliardi. L’obiettivo ambizioso è quello di colmare i divari territoriali e favorire la modernizzazione delle Amministrazioni pubbliche e delle imprese.
Anche il lavoro vive una fase di evidente passaggio. Sono cambiate profondamente le modalità, come abbiamo visto in questi mesi, e le possibilità di organizzare il lavoro in modo nuovo. Emerge sempre più la conoscenza come fattore competitivo determinante per il successo di un’impresa.
La transizione sociodemografica nel nostro Paese è da tempo sotto gli occhi di tutti. In Italia, nel 2020, ci sono state 404 mila nuove nascite a fronte di 764 mila decessi. Il calo della popolazione previsto per il 2021 oscilla tra 384 a 393 mila. L’“inverno demografico” procede. E l’invecchiamento della popolazione pone sempre più problemi sul piano sociale, sanitario, previdenziale.
C’è poi una transizione particolarmente urgente per l’Italia: quella della parità per evitare che prosegua lo spreco di energie, di contributi e di talenti derivante dalla ancora forte esclusione delle donne e dei giovani dai circuiti produttivi e decisionali.
I dati del post-pandemia non sono incoraggianti: il 98% di chi ha perso il lavoro è donna. In altre parole, si sta continuando a correre “con una gamba sola” e questo appare quanto meno poco vantaggioso.
Ma le grandi transizioni e le grandi riforme debbono riuscire davvero a “toccare terra”.
Occorre una governance rigorosa e attenta dei singoli progetti previsti nelle sei Missioni del PNRR. Ma anche che questi intercettino, incontrino, innervino i singoli territori, mobilitando il protagonismo delle persone e di tutte le realtà che “fanno” i territori: imprese, famiglie, scuole, associazioni, enti locali. E sta proprio in questa funzione di mediazione e intermediazione lo spazio specifico delle banche mutualistiche di Comunità. Le caratteristiche distintive – la prossimità, l’empatia con i territori, la funzione inclusiva e anticiclica – sono quelle che servono, oggi più di ieri. In modo particolare nel nostro Mezzogiorno che ha l’opportunità di recuperare i ritardi infrastrutturali e di valorizzare i preziosi asset che lo caratterizzano. In tutte queste transizioni, il Credito Cooperativo e, soprattutto ognuno di noi Soci, può portare un contributo inimitabile e, certo, indispensabile.
A tal proposito paiono degne di riflessione individuale per ciascuno di noi le parole di Felice Benuzzi nel suo “Fuga sul Kenya”: «Esiste un futuro! Se si sa crearlo, se si sa osare, se si sa preparare. Tu puoi rimettere in moto il tempo se ti sai impegnare con tutto te stesso».