Il Gruppo Cooperativo quale strumento per mantenere la banca locale nell’era globale.

Negli ultimi mesi si è sentito molto parlare di Credito Cooperativo e della necessità di apportare correttivi all’autoriforma divenuta definitivamente legge nel 2016 e ormai prossima a divenire operativa. Ma crediamo doveroso porci, prima, una domanda fondamentale: ha ancora senso, nelle attuali condizioni storiche, caratterizzate da fenomeni di portata epocale quali la globalizzazione, la quarta rivoluzione industriale, internet ecc., tenere in vita una forma di impresa bancaria come quella cooperativa? In particolare, ha ancora
senso conservare un assetto istituzionale in ambito bancario che faccia posto a banche che, come le BCC, vedono nella mutualità e nel principio democratico la loro ragione di esistere?

In molti, (forse troppi!) e anche piuttosto considerati dai media, pensano che la cooperazione di credito – i cui meriti storici nella promozione e sostegno dello sviluppo locale nessuno osa negare – non sarebbe più funzionale alle esigenze della nuova geoeconomia e alla peculiarità dell’odierna industria finanziaria (economie di scala; capacità di valutare i grandi rischi; apertura ai mercati globali ecc.): in una parola non sarebbe più un modello efficiente.

Crediamo poco saggio questo tentativo, che viene proposto da sponde diverse e con argomenti talvolta speciosi, di mettere in sordina il Credito Cooperativo, riservandogli irrilevanti posizioni di nicchia, in nome del falso mito dell’efficienza.
Un comportamento può essere considerato efficiente o meno solo dopo che si è indicato il fine che si intende perseguire.
Infatti una stessa azione può essere efficiente per il singolo attore (efficienza-ofelimità), ma non per il sistema nel suo insieme (efficienza-utilità). Purtroppo oggi il pensiero dominante, quando fa riferimento al concetto di efficienza, pensa alla massimizzazione del profitto (ovvero al valore per l’azionista). E quindi è ovvio che una cooperativa, che per sua natura non intende perseguire questo obiettivo, verrà considerata inefficiente.

Ma è giusto considerare efficienti quelle grandi banche commerciali internazionali che sbandierano ora i loro dividendi agli azionisti e non sono chiamate a rimborsare
i costi della crisi finanziaria scoppiata nel 2007 e stimati nell’ordine di 3.000 miliardi di dollari?

In aggiunta a questa visione molto individualistica dell’efficienza, in forza della quale qualcuno potrebbe essere tentato di barattare principi quali la democrazia, l’equità, il localismo e la mutualità, si è fatta strada nell’ultimo decennio, una normativa sempre pi  invasiva che ha costretto le BCC ad adottare, al pari tutte le altre banche, i principi contabili IAS39 che partono dal presupposto che le assunzioni contabili sono funzionali a conoscere qual è il prezzo al quale si potrebbe “vendere” oggi la banca stessa.

Ma se questo può avere un senso per le banche Spa le cui azioni sono quotate su mercati regolamentati e vengono quotidianamente compravendute, non ha alcun senso per una BCC che non è una merce che può essere venduta o comprata a seconda delle convenienze del momento in quanto, per sua natura, destinata a rimanere a lungo sul mercato a supporto delle sue Comunità di riferimento.

Ecco perché, in uno scenario globale cos  avverso al nostro modello imprenditoriale, l’avvio del Gruppo Bancario Cooperativo va salutato con favore: esso consente di reimpostare e ripensare il modello di collegamento sia delle singole BCC fra loro sia di ciascuna BCC con la Capogruppo.
Portando, da un lato, a innalzare il senso di responsabilità verso la sana e prudente gestione di ciascuna BCC e dall’altro a spingere la Capogruppo a erogare alle sue affiliate servizi bancari consortili efficienti e trasparenti.

Nel contempo consente alla Dimensione Associativa, che dovrà continuare a essere unitaria anche in presenza di pi  gruppi bancari cooperativi, da un lato di svolgere appieno le sue funzioni di rappresentanza, soprattutto in Europa, per far comprendere l’importanza (e soprattutto l’utilità sistemica!) della biodiversità bancaria, dall’altra vigilare affinché i Gruppi non deviino dalla loro funzione propria: favorire e sostenere l’attività delle BCC affinché possano svolgere ancora meglio il loro ruolo sui territori di riferimento.
Nelle pagine che seguono abbiamo cercato di riassumere i passaggi pi  importanti dei documenti che caratterizzano l’assetto a Gruppo Bancario Cooperativo per consentirvi di acquisire la consapevolezza del Credito Cooperativo del futuro.